Il Presidente Mattarella ha inaugurato a Sondrio, due giorni fa, l'anno accademico scolastico.
Uno dei temi trattati a lungo è stato quello del bullismo, che avviene nelle nostre aule scolastiche, nel web e nella società civile. La mia esperienza di dirigente mi fa dire che nella società sportiva gli atti di bullismo sono molto minori, perchè chi fa sport con continuità accetta le regole del gruppo e della convivenza. L'attenzione deve sempre essere tenuta vigile e gli adulti devono sapere che gli atti di bullismo accadono nei luoghi appartati. E, nello sport, il luogo più "isolato" rimane lo spogliatoio. Il bullismo è un fenomeno che si diffonde tra i 9 e i 13 anni. Al bullo piace far fare ad un compagno qualcosa che non vuole: dargli una sberla, nascondere gli indumenti, sottrargli dei soldi, prenderlo in giro. Nel bullismo ci tre attori: il bullo, la vittima, e il gruppo. Il BULLO è colui che prevarica, a parole o col fisico, soggetti più deboli. E lo fa di proposito e per un periodo mediamente lungo. Il bullo non rispetta le regole, è aggressivo e autoritario con le persone che hanno difficoltà a difendersi. La VITTIMA è quello che subisce e, a volte, è anche quello escluso dal gruppo. Nella società sportiva possono essere i meno bravi, chi viene scelto per ultimo quando si fanno le squadre, coloro che fanno "perdere" la partita. Il bullo ha bisogno del GRUPPO (compagni, spettatori presenti alle scene di bullismo), così la responsabilità può essere di tanti. E anche perchè è il capo, lo spaccone che capeggia i suoi fidi, i quali non si oppongono per paura o mancanza di coraggio, anche se non approvano i suoi metodi. Il bullismo nasce perchè nella società cè un grave problema di emergenza educativa e di convivenza civile: la crisi della famiglia ha accentuato il problema, in quanto rappresenta sempre meno l'anello fondante del processo educativo. Non si insegnano più i valori, non si fanno rispettare le regole, non si sanno più dire i no: allora, pensare che il docente a scuola, o il tecnico nello sport, possano sostituire i genitori, è una pretesa impossibile. Gli adulti non devono essere tolleranti di fronte ad atti violenti, altrimenti diventano colpevoli: non si può tacere, fare finta di non vedere e sentire, di non denunciare i singoli episodi. Cosa devono fare i dirigenti, i genitori e i ragazzi? DiRIGENTI SPORTIVI: - stipulare un patto di alleanza e di coerenza educativa con la famiglia, la scuola e la società sportiva. - trovare il giusto equilibrio tra fermezza, comprensione e sostegno - affrontare il problema senza timore con il dialogo e il confronto e controllare i luoghi più appartati. - collaborare con i ragazzi e i genitori, per rendere visibili gli episodi di prepotenza e ricercare soluzioni ai conflitti sociali. GENITORI: - rispettare i figli e trattarli come persone, con uno stile autorevole, che vuol dire fermezza nelle regole, ma anche ascolto e attenzione, dando loro fiducia. - essere attenti ai loro cambi d'umore o di comportamento, perchè possono essere segnali di disagio. - parlare apertamente con i tecnici e i dirigenti sportivi e con gli altri genitori, senza temere ripercussioni o vendette. BAMBINI e RAGAZZI: - raccontare subito i fatti subiti e cercare aiuto - aiutare chi subisce un torto, facendo il possibile per modificare la situazione e, se non ci si riesce, chiedere aiuto ad un adulto. alla prossima, insieme saremo rock! Gianni Galli |
ARCHIVIO
Dicembre 2021
|